Qualcosa é…cambiando.

Sará vero che non ci sono piú le mezze stagioni e che si stava meglio quando si stava…tranquilli? Beh, intanto io credo che il clima stia cambiando perché cosí ha sempre fatto e , sicuramente, l’intervento dell’uomo non aiuta…ma questo non toglie che la Terra e la Natura siano semplicemente nel pieno compimento del loro percorso. Il che a noi mortali rimarrá semplicemente sconosciuto, come il resto delle (migliaia di) cose che non sappiamo e che non avremo mai il tempo di scoprire. Sebbene, non fraintendiamoci, non sto dicendo che sia inutile cercare il sapere e la cultura con ogni mezzo possibile, perché – citando il maestro Bruno Munari:

“una giusta memorizzazione di dati, al momento opportuno, aiuta a vivere meglio”

poiché “dá le informazioni utili al momento giusto” (tratto da “Da cosa nasce cosa” – Ed. Laterza, 1981;  p.246).

Tuttavia non c’é bisogno di essere granché acculturati per capire che, effettivamente, qualcosa sta cambiando ed é giá cambiato. Nel mondo, in noi, nei nostri rapporti, nella nostra quotidianitá…se state leggendo queste righe é perché, quasi certamente, siete parte anche voi di questa web-generation, questo nuovo “modo di essere” che supera i confini d’etá, di tendenza e di moda giovanile. Una web-generation afflitta da uno stress simile a quello che prende chi gioca alle slot machine, caratterizzata da una frequente “compulsione da controllo e-mail e facebook” ogni 10 minuti, che sia a casa o al lavoro, weekend compreso. Ne so qualcosa anch’io, giá.

Eppure io credo che la web generation sia solo una delle forme di cambiamento globale a cui stiamo assistendo e di cui, consciamente o meno, facciamo parte. Il cambiamento di cui sto parlando é piú “locale” di quanto pensiamo…semplicemente, al giorno d’oggi, esso ha la possibilitá di estrinsecarsi in modo assai piú globale di quanto l’uomo abbia mai potuto sperare fino, anche solo, a vent’anni fa. Altro che i 15 minuti personali di successo di cui parlava Andrew Warhola, qua si parla di poter comunicare (quasi) col piú recondito pertugio geografico in pochi minuti, basta avere una connessione a banda larga e Skype. Si parla del fatto che, se MySpace fosse esistito ai tempi del mio fervore musical-adolescenziale, a quest’ora sarei diventato un rapper di professione, per quanto ci ho creduto. Si parla della velocitá con cui é possibile scattare un’immagine e mandarla direttamente al giornale che si occuperá di pubblicarla e pubblicizzarla. Si parla della possibilitá di esercitare il proprio diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione come cita l’articolo 21 della nostra costituzione. Si parla del fatto che é assolutamente piú facile far conoscere il proprio talento (qualsiasi esso sia) che presentarsi di persona porta a porta come si é sempre fatto.

Ora, c’é da considerare che 1. questi vantaggi sono effettivi solo per chi intende “proporsi”nella vita e non per chi, vuoi per timidezza o semplice riservatezza, preferisce farsi i fatti propri e osservare il mondo dalla finestra elettronica di casa propria (ovviamente non c’é nulla di male né giudizio contrario) e 2. non sto includendo volutamente, almeno per ora, i lati negativi della faccenda.

Lati negativi che, a partire dalla quantitá abnorme di nuovi “aspiranti” personaggi TV, veline, calciatori e tutta quella serie di professioni che, un tempo, non erano assolutamente considerate serie né decorose, arrivano a delle manifestazioni che sfuggono a noi e alla nostra capacitá di concepire la normalitá. Giá, gran bella parola questa…cos’é la normalitá? Se lo é chiesto recentemente anche Martin Scorsese usando le parole di Leonardo Di Caprio in Shutter Island, non so se l’avete visto. Nel caso, ve lo consiglio. Ad ogni modo “uno dei pionieri della sociologia, Weber, affermava che tutto è relativo, compreso il concetto di anormalità o devianza. Quando si parla di devianza si deve far sempre riferimento alla trasgressione di una norma condivisa da una comunità. Ogni contesto socio-culturale possiede le sue norme e ogni norma varia a secondo del periodo storico e delle categorie sociali.” (via Willy Pasini)

Le teorie della relativitá hanno aiutato non poco a diffondere il concetto dei “punti di vista”. Tuttavia, quando si parla di societá, della nostra quotidianitá nello specifico, sembra sempre che quelle migiaia di anni non siano servite a nulla. Ecco perché ci si ritrova ancora spesso in famiglia (e magari anche tra amici) a commentare con toni bigotti quel che ci mostra la TV, Internet e i giornali. Tanta cronaca nera e rosa…per la cronaca. E giú di moralismi, stereotipi, ipocrisie e tanta, tanta disinformazione…ammettiamolo su. Vuoi per colpa nostra, vuoi per colpa della TV spazzatura e blablabla…che tanto alla fine facciamo sempre gli stessi discorsi.

Magari che non ci sono piú le mezze stagioni, chissá.

Ora, io vorrei cercare di interpretare alcuni “cambiamenti” di cui ho letto recentemente, che mi hanno lasciato quantomeno perplesso. Che poi “cambiamenti” é il nome che mi piace usare, ma per ora non si tratta altro che di fatti di cronaca. Nera e rosa tanto per cambiare…

abuelanieto_030510Il matrimonio (1). Gli anglosassoni usano la parola “love” indiscriminatamente, sia per indicare l’enorme affetto tra parenti, sia per dichiararsi al proprio partner. “Ti voglio bene” é intraducibile alla lettera in inglese, per capirci. Chissá se, allora, ho capito male io oppure se Phil Bailey intende veramente “amore” quando si riferisce a Pearl Carter, sua nonna. Non lo so, ma di sicuro io un figlio con mia nonna non l’avrei mai voluto fare. Non sto criticando Phil e Pearl, nipote e nonna che sono innamoratissimi  tra loro, stanno organizzando le nozze e cercano di avere un figlio, solo che non riesco a restare indifferente al futuro della loro creatura: la madre/nonna ora ha 72 anni e, per caritá – con tutta la salute che le si puó augurare, non si puó certo considerare probabile che sopravviva ai 25/30 anni del figlio/figlia. Con tutta la serie di considerazioni lecite riguardo la sua educazione e crescita. Non sto neanche insinuando che sia sbagliato avere una “mamma particolare”, anziana come una “nonna comune”, e un padre giovane (che ora ha 26 anni). Sto dicendo che, se “prepararsi a un figlio” é una bella avventura densa di difficoltá per una coppia energica e motivata – ma in “etá giusta” che, ricordo, corrisponde per la donna all’etá del maggior successo riproduttivo, ovvero tra i 16 e i 28 anni* – la vedo piuttosto ardua per la coppia di mezz’etá neozelandese (facendo la media delle etá, suvvia…). E, in conclusione, ritengo che a soffrire piú di tutti di questa situazione quanto mai anomala sará la creatura (che, inoltre, nascerá da un’inseminazione artificiale). Come al solito aggiungo. Ma un sano e legittimo “Love without having children” no, eh?

* molti studi dicono che le donne hanno un primo crollo di fertilità intorno ai trent’anni, un secondo intorno ai 35 e il terzo dopo i 40.

a97042_g022_4-videogameMatrimonio (2). Vi ricordate il post sui Nerd che avevo scritto tempo fa? Il corrispettivo giapponese é Otaku e forse é anche un po’ peggio poiché é un feticista dichiarato. Ecco, un ragazzo giapponese che si fa chiamare SAL9000 (citando neanche velatamente 2001 Odissea nello spazio) s’é innamorato di una delle protagoniste femminili del videogioco “Love Plus” (un simulatore di appuntamenti, pensa te che nerdata…). Fin qua niente di strano, anche io ero innamorato di Margot Mine (la pseudo-fidanzata di Lupin III) solo che ero all’asilo. La cosa veramente “deviata” (almeno dal punto di vista strettamente legale) é che se l’é sposata, ovvero: un essere umano ha organizzato e celebrato le proprie nozze con un personaggio di fantasia. Certo, lo “hanno” fatto a Guam, un’isola nell’Oceano Pacifico dove è legalmente possibile sposarsi “con chiunque” (e con “qualsiasi cosa” aggiungerei), ma resta il fatto che sto cretino (libera dissertazione personale di cui mi assumo la responsabilitá) s’é preso la briga di invitare amici e parenti ad assistere alle nozze tra lui e un videogioco. Io non so chi é piú cretino: se lui che ci crede o se i suoi cari che lo assecondano. Manco fosse un artista provocatore (che, per quanto la provocazione nell’arte abbia giá bell’e rotto i co*****i dagli anni ’70, continua sempre a riscuotere notevoli consensi tra il pubblico comune), almeno avrei capito l’intento. Un intento interessante, tra l’altro…ma invece no: un misero Otaku e basta. E dire che sono cosí affascinato dall’Oriente.

Ma un po’ meno sociopatia e un po’ piú di buon senso?

Cattura

Matrimonio (3). Il postino tedesco Uwe Mitzscherlich, che vive vicino a Dresda, ha celebrato le (palesemente) finte nozze con la sua amata gattina, ormai agli ultimi anni di vita. Ha speso 300 Euro per farsi riprendere mentre un’attrice TV ha celebrato il finto rito, dando in pasto all’opinione pubblica di tutto il mondo l’ennesima “razione di anomalia contemporanea” da commentare come riferito sopra.

D’altronde, quale altra reazione aspettarci? Nessuno ci ha insegnato a decifrare questi nuovi cambiamenti sociali, morali, etici…nessuno é più veramente in grado di stabilire cos’è normale e deviato, cos’è giusto e cosa sbagliato. Sicuramente non nel tempo di una notizia “curiosa” annunciata tra un bombardamento di Hamas e un processo saltato da Silvio. E allora, dico io, dove sta il problema? Dappertutto. Nell’irresponsabilità di chi gestisce la diffusione delle informazioni del e sul mondo…e nella mancanza di preparazione assoluta da parte del pubblico. Un conto siamo noi, che saremmo anche colti da “stress della web-generation” ma che ci siamo costruiti una preparazione psicologica adeguata per filtrare le notizie dal mondo (anche se non é detto). Un conto sono le generazioni prima di noi, ormai troppo indietro per avere le forze e la possibilità – in definitiva – di sincronizzarsi con ció che accade al mondo d’oggi. Vedi anche la nonna di cui sopra, chiaro. Un’altra ancora sono le generazioni a venire.

2Questi cambiamenti (e non parlo solo dei tre esempi di “nuovo matrimonio” riportati in precedenza) porteranno ulteriori sconvolgimenti socio-culturali, dei quali alcuni di noi non riuscirebbero neanche  a sentirne un accenno senza scuotere la testa per l’incredulità e il senso di lontananza.

vampire_2Un po’ come me di fronte al caso dei “vampiri neozelandesi” (“Due giovani e una ragazza sono a processo in Nuova Zelanda per aver morso un uomo e bevuto il suo sangue, provocandone la morte, il 20 febbraio scorso nella capitale Wellington”) o del “cannibale russo” (“Maxim Golovatskikh, diventato famoso nel mondo per avere smembrato, cucinato e mangiato l’amica 16enne con le patate”) neanche tanto per gli atti in sé (casi simili sono giá successi e, ahimé, si ripetono da chissá quanto tempo) ma soprattutto per l’etá media degli imputati, tra cui anche una ragazza, e cioé 21 anni.

Cos’é successo? Che situazione famigliare avevano questi disgraziati? Avevano famiglie unite o sono anche loro vittime di quei casi infelici di separazione coniugale, abbandono, violenza e abusi in famiglia? E, se la famiglia si poteva considerare “regolare”, che tipo di educazione hanno ricevuto? Sono cresciuti da soli? Troppa TV e cinema? Troppo cinema horror, splatter, slasher, snuff movies? Oppure troppi Grandi Fratelli, Isole dei Famosi, Fattorie dei maiali, veline, troiette, papi e cocaina?

A prescindere dalle tribú urbane di appartenenza (Emo, Punk, punkabbestia, gabber, hakken, tuner, fighetti, pariolini, burini, finto-alternativi, intellettuali-non-piú-di-sinistra) si fa tutto prima: si hanno rapporti sessuali prima, si fuma prima, ci si droga prima, si ostenta uno status prima, si esce prima.

Ma non si cresce prima.

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