Una fiaba di nome Gesú

Ateismo. Quanto mi piace dire che sono ateo…nel tempo ho addirittura imparato da Michel Onfray che il termine corretto per quelli come me é agnostico, ovvero colui che non nega l’esistenza di un’entitá superiore a priori ma che sicuramente si pone parecchie questioni sull’esistenza del dio cristiano. Diciamo che anch’io “Non ce l’ho con gli uomini che per sopravvivere fanno uso di espedienti metafisici, ma coloro che ne organizzano il commercio – e nel frattempo si trattano bene – sono decisamente e definitivamente schierati contro di me, sull’altro lato della barricata esistenziale – dalla parte dell’ideale ascetico.” (da “Trattato di ateologia”, cap. 2, par. 1-5, pag. 19; 2005 Fazi Editore)

Tempo fa mi sono imbattuto in un podcast molto interessante dedicato alla storia; chi lo cura é docente di storia all’universitá di Pisa (Enrica Salvatori, La Spezia 1963) e, aldilá dei temi trattati – sempre curati e interessanti secondo me – il taglio é da considerarsi professionale e attendibile. É infatti dalla puntata sui Vangeli Apocrifi (del 7 maggio 2006) che prendo spunto per scrivere questo post, poiché parla di religione ma da un punto di vista piú oggettivo, quello dello storico di professione appunto. Questi sono i miei appunti personali, ho cercato di ampliarne l’attendibilitá cercando su altre fonti, ma resta il fatto che non sono né uno storico né un teologo, bensí un semplice curioso. Se c’é qualche imprecisione vi prego di segnalarmela e provvederó a correggerla tempestivamente, grazie.

Vangeli Apocrifi. Quante storie su Cristo sono state raccontate? Centinaia. Migliaia. Comunque troppe. Il perché non é difficile intuirlo visto che il mondo della chiesa primitiva era costituito da cristiani sparsi e divisi in piccole comunitá disorganizzate lungo il bacino mediorientale. Le storie di Cristo erano tramandate oralmente e si arricchivano man mano di aneddoti su di lui e sulla vergine. Si narra di un Gesú che amasse Maria Maddalena come e piú di tutta la sua gente (piú o meno: “Gesú perché ami lei piú di noi?” “Chiedetevi piuttosto perché non amo voi piú di lei.” dal vangelo di Filippo > stica**i hai capito lui…NdS ) oppure del fatto che fosse stato sepolto nel “giardino di Giuseppe” cioé quello del padre putativo (dal vangelo di Pietro).

Il canone. Il nuovo testamento viene definito canonico (dalla canna di palude = anticamente usata per fare misurazioni) ovvero corretto e presenta una genesi piuttosto complicata: il suo contenuto viene stabilito dalla chiesa solo alla fine del IV secolo, ovvero 400 anni dopo la morte (presunta) di Cristo, dopodiché tutto ció che si era raccontato della sua vita e della sua morte durante quei quattrocento anni (e che non combaciasse con quello che era stato canonizzato) venne ritenuto falso e relegato in quelli che sono definiti, appunto, vangeli apocrifi. All’inizio il termine apocrifo veniva inteso solo per il suo semplice significato (sin. nascosto, misterioso) ma dopo il concilio di Nicea (anche qui ci sono fonti discordanti sul concilio giusto) assunse un valore dispregiativo, in quanto accostato ai termini falso ed eretico. Anche Voltaire fece un po’ d’ironia su tutta questa questione dicendo che « I Padri del Concilio distinsero tra libri delle Scritture e apocrifi grazie ad un espediente piuttosto bizzarro: avendoli collocati alla rinfusa sull’altare vennero detti apocrifi quelli che caddero in terra. » (Wiki). In realtá si ritiene che la decisione finale di dichiarare canonici o meno tutti i vangeli scritti non avvenne certo in poco tempo, bensí durante tutto l’arco dei circa trecento anni dalle varie stesure, e non senza scontri interni, dando vita a un lento processo di scarti. Gli stessi credenti cercarono di smussare o reinterpretare le contraddizioni presenti, comprese quelle nei testi canonici (!).

I vangeli scritti si contano a decine, divisi in vangeli dell’infanzia, giudeo-cristiani, gnostici, vangeli della passione e un buon quantitativo di frammenti e parti andate perdute chissá dove (Vangeli Apocrifi – Wiki). Lo gnosticismo é un movimento filosofico religioso diffusosi nel II e III secolo dalla morte di Cristo. Gran parte dei vangeli apocrifi sono gnostici, cioé intendono la vita di Gesú in senso misterico. Secondo gli gnostici la resurrezione di Gesú é inaccettabile poiché la sua morte sarebbe stato il suo ritorno al superiore; il vangelo di Giuda sarebbe da considerarsi il piú corretto poiché Gesú voleva liberarsi della sua corporeitá.

Quanti apostoli? E chi aveva ragione? Gli apostoli non erano di certo solo dodici…se immaginiamo Gesú come un uomo spettacolare, un idolo capace di fare miracoli non é credibile che fossero solo dodici. Se una rockstar é in grado di avere migliaia di fan allora é plausibile pensare a centinaia di apostoli che seguissero Gesú dovunque. É anche per questo che si é sentita la necessitá di scrivere la sua storia solo dopo quasi un centinaio di anni dalla sua morte, cioé quando i testimoni diretti cominciavano a scarseggiare. Fatto sta che nessuno dei dodici apostoli scrive i vangeli di proprio pugno…i testi piú antichi del Nuovo Testamento sono lettere che Paolo di Tarso scrisse a personalitá e comunitá del tempo mentre dei quattro evangelisti si hanno poche notizie, che provengono – guarda caso – dai testi dello stesso Nuovo Testamento (Lettere, Atti, Vangeli, Apocalisse).
Nessuno dei quattro evangelisti conosce personalmente Gesú:

  • Marco (ebreo) é seguace di Paolo di Tarso, poi di Pietro. Scrive il suo Vangelo a Roma tra il 64 e il 67 d.C.;
  • Matteo (ex pubblicano, esattore delle tasse) non viene mai nominato come autore del proprio vangelo, sono stati gli storici della chiesa primitiva ad attribuirglielo; ora si ritiene che sia stato scritto in Antiochia intorno all’80 d.C.;
  • Luca (medico dell’Antiochia) era discepolo di Paolo di Tarso; scrive il suo vangelo tra il 75 e l’80 d.C. ed é ritenuto l’autore degli Atti degli Apostoli;
  • Giovanni sarebbe un evangelista inventato, poiché giá dal’800 si capisce che il suo vangelo é un patchwork scritto a piú mani ad Efeso, sulle coste della Turchia. Per questo vangelo sono stati aggiunti testi a una base comune di racconti evangelici rimaneggiati e aggiustati durante ben 60 anni. Tra il 95 e il 100 d.C. avviene la stesura definitiva di questo vangelo completamente indipendente e originale, nel senso che nulla (o quasi) ha a che vedere con gli altri tre vangeli sinottici (sin-ottici: guardati insieme).

Insomma nessuno degli apostoli é stato realmente discepolo di Cristo, eppure i vangeli si autodichiarano veritá. Tuttavia l’origine di Cristo é e rimane un dato sconosciuto, misterioso ma, soprattutto, inconfutabile.

Luigi Cascioli. Incuriosito da questa serie di notizie storiche (completamente estranee al concetto di fede) ho acquistato il libro-denuncia del signor Luigi Cascioli “La favola di Cristo – Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesú”, libro non pubblicato (e mai pubblicabile) in Italia e acquistabile esclusivamente online direttamente dal sito di questo studioso autodidatta veramente incarognito contro la chiesa, tanto da deporre una vera querela al Tribunale di Viterbo (in data 11.09.2002, non a caso credo) contro la Chiesa Cattolica per abuso della credulitá popolare e sostituzione di persona (!!!). Il libro lo sto ancora leggendo, ma per farla breve il signor Cascioli si impegna a dimostrare in maniera indiscutibile che “i fatti presentati come veri dalle Sacre Scritture sono in realtà dei falsi, primi fra questi quelli inerenti la figura di Gesù, detto il Cristo, che è stata costruita sulla persona di certo Giovanni di Gamala, figlio di Giuda il Galileo della Casta degli Asmonei, sedicente discendente della stirpe di Davide […]”.

Gesú si? Gesú no? Chissenefrega. Leggendo un articolo di Umberto Galimberti del 27.08.2005 su D di Repubblica ho avuto, peró, una vera illuminazione sull’argomento. L’articolo riporta una lettera scritta personalmente dal signor Cascioli alla redazione, il quale annuncia l’imminente debutto del suo libro (La favola di Cristo, appunto) e riporta tutte le difficoltá incontrate coi tentavivi falliti di farselo pubblicare da quei “6-7 editori nazionali” che, appena compreso l’argomento e senza neanche esaminare il libro gli risposero frettolosamente picche. La risposta di Galimberti parte da una battuta raccolta nella stessa lettera e dá il sottotitolo all’intero articolo: “E allora? Una volta dimostrato che Cristo non é mai esistito cosa cambia?”:

“[…] Quando nel Medioevo l’arte era arte sacra, la letteratura era inferno, purgatorio, paradiso, persino la donna era donna-angelo, Dio esisteva, perché l’idea di Dio aveva effetti di realtá, faceva storia. Oggi che il mondo si muove a partire da altri generatori simbolici, come il mercato, la tecnica, Dio é morto, perché non fa piú storia. Se tolgo la parola “Dio” dalla cultura medievale non riesco a spiegarmi nulla di quell’epoca, mentre se la tolgo dalla cultura di oggi nulla cambia, come invece cambierebbe se togliessi la parola “mercato”, la parola “tecnica”. Questo per dire che la veritá di un’idea non é da cercare nell’idea stessa, ma negli effetti di realtá che produce e nella storia che é capace di generare. E non c’é dubbio che la figura di Cristo ha prodotto un effetto di realtá potentissimo che si chiama “storia dell’Occidente”. […]”

(“Una certa idea di Gesú” scritto da Umberto Galimberti, pag. 170; D di Repubblica, 27/08/05)

La puntata di Historycast si conclude in modo simile dicendo che il grande fenomeno storico non é il personaggio in sé (il profeta) ma il meccanismo smosso come sua conseguenza: i cambi di mentalitá tra popoli, le guerre dichiarate, l’arte prodotta, i monumenti, le cittá, i martíri, le uccisioni, le decisioni politiche, gli schieramenti partitici…la nostra cultura insomma. E io non posso che concordare.

Sebbene Jesus rimanga una (bella?) fiaba.

Fonti: citate (con url) nel corso del post.

2 pensieri su “Una fiaba di nome Gesú

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